L’Autore

Milano, 09/08/2017

Sono nel mio ufficio di Milano.

Sono le 11.23.

Oltre la porta a vetri satinata della mia stanza si vedono le ombre delle persone nel corridoio e le voci dalla macchinetta del caffè.

Io mi estraneo quest’oggi dal rito, per passare questi pochi minuti qui accanto a te che dovresti essere oltre questo schermo a leggermi.

Altre volte mi estraneo comunque, un po’ perchè il caffè mi rende nervoso…. un po’ perchè metto sempre un po’ di soggezione con i colleghi che vedono arrivare il capo. Li lascio svagarsi in libertà; ad ognuno i propri svaghi.

L’ambiente qui è informale e si discosta moltissimo dai clienti tipici su cui lavoravo cinque anni fa. Per lo più enti assicurativi, banche….

Allora vestivo sempre in completo tipico di un consulente di direzione; ora ho uno stile più da Marchionne, giacca e jeans, del resto la cravatta è fuorimoda.

Fuori dal lavoro la vita di sempre…. intensa anche quella, tra oggetti e animi circostanti…

Ma questo schermo bianco in realtà cerca di portarmi via dalla quotidianità, cerca in ogni modo di estraniarsi per costruire uno spazio suo che possa racchiuderci, qualcosa di nostro e di inviolabile da altri.

Questo è il desiderio che sento e che mi riconduce qui, ogni qualvolta sono andato via pensando di dimenticare questo desiderio….. in qualche modo mi ha riafferrato…. e mi ha nuovamente sedotto facendomi trovare te……

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