Bar tentazioni

Ritorno a quel tavolino, al Bar Tentazioni.

Non è un modo per definirlo, l’insegna del bar riporta realmente questo nome; ironia della sorte.

Mi siedo nello stesso luogo dove sedevo con te ormai una primavera fa. Non ci sentiamo più da mesi e qui sembra tutto cambiato. Il cielo non è lo stesso, non c’è sole, ci sono solo nuvole grigie.

Io avevo preso un caffè shakerato, ordino invece uno normale, leggermente lungo.

I miei sentimenti sono rimasti qui, ma so che per te non è andata così.

Non mi servirebbe a nulla parlartene, raccontarteli, perché il nostro tempo è davvero finito.

Sei altrove. Altrove con le tue smanie, altrove con i tuoi giochi, quelli ai quali non ho voluto giocare, altrove anche con quella poca sensibilità che poteva rimanerti e che non riservi di certo più per me.

Non ti chiamo perché so che mi farei male. Non ti chiamo perché voglio tenerti con un ricordo bello, dei momenti davvero piacevoli trascorsi a chiacchierare insieme.

Allora mi stringo a me, mi stringo alle mie emozioni, sole, grandi.

Mi stringo ai miei sentimenti mentre sorseggio questo caffè al quale non ho voglia neppure di aggiungere lo zucchero; il sapore così è amaro, amaro come qualche volta la vita è…

Sembra che tutto si sia fermato in quel parcheggio.

Mi chiedo se ho sbagliato.

Forse non le avrei dovuto spendere tutte queste emozioni.

Avrei dovuto trattenerle e regalarle a chi mi ama davvero.

Sì, mi dico, non avrei dovuto sprecarle.

Erano qualcosa di davvero prezioso per me, un valore che non doveva essere così distrutto.

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Muratti

Appena alzata ti avvicinavi alla finestra della cucina per capire che tempo faceva fuori, ti accendevi una Muratti e lasciavi che il fumo uscisse dall’imposta verso il cortile. Io nel frattempo mi versavo del caffé appena fatto, ti osservavo di spalle mentre studiavi l’esterno oltre il sottile velo delle tende; ti sentivi bene… e ti sentivi mia.

Più o meno lo stesso rito avveniva la notte, ma fuori rimaneva tutto in ombra; mentre io dormivo, tu ti alzavi nel cuore delle ore notturne, insonne di un’ansietà traboccante. Solamente dall’esterno, oltre i vetri e la patina di cotone, qualche felino poteva intravedere nel buio la punta della tua sigaretta accesa; eri tu in piedi alla finestra con lo sguardo perso nel buio, a domandarti, quando e come… avresti pagato tutta quella felicità che ti stavo regalando.

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Desiderio

Qualche volta penso che il desiderio sia un’onda inafferrabile, un transitorio che passa sul corpo finendo per placarsi prima ancora d’essere accolto – perché?

Il tempo vissuto ha modificato molte cose, sono portato a pensare che oggi ci sia certamente un miglior equilibrio emotivo, ma conseguentemente la stessa severità verso le mie impressioni non mi permette di restituire libera esplosione all’impulsività – sarà poi sbagliato?

Oppure è solo questione di tempo scontato, di banalità e di prevedibilità; l’anticipazione delle mosse altrui deruba tutta la sensazione di mistero, di quell’incertezza che affascina, di rischi che mantengono in tensione l’attesa, fattore davvero determinante nel desiderio – sarà questo dunque?

Le persone hanno dimenticato come si desidera, bruciando l’attesa e imponendo da subito avvertimenti risolutivi che possano promettere compimento degli scopi desiderati. Forse esiste proprio l’abitudine dell’arrivare rispetto al piacere di godere del percorso, forse proprio perché il desiderio stesso è vissuto male, con disagio e ansietà… e l’arrivo costituisce proprio la cima che apre lo sguardo verso una sensazione di pace e completezza – ma se il percorso poi è tanto breve e così immediato, il desidero dove potrà mai essere alimentato?

Paradossalmente quella stessa incertezza che a molti crea trepidazione e preoccupazione per me costituisce elemento di fantasia ed aspirazione… di piacere di conquista e dunque di ‘desiderio’.

C’è anche da aggiungere che sono un realista e su questo proprio non posso farci nulla; la realtà per me è concreta, oggettiva… e su questo la mia visione non è quasi mai quella di altre persone. Fatico a farmi incantare dall’illusione, fatico a credere nell’idea rispetto a quanto ho bisogno di vita percepibile, di quella ordinaria che mi ruota attorno in ogni attimo. No, non sono un buon sognatore, né di notte né tanto meno di giorno. Semmai sogno per me è considerabile come ambizione, un proposito di un’idea – sarà dunque tutta colpa del mio lavoro?

Possibile, non lo escudo.

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Distacco

Semplicemente la confusi o forse non la compresi.
In realtà inizialmente non mi interessava chi fosse; poteva essere nobildonna, poteva essere semplice, complessa, santa o emancipata, non mi interessava.

Avrei voluto andare in profondità attraverso la sua caratteristica che dimostrava; non potevo negare le sue peculiarità che la distinguevano da chiunque altra.
Qualcosa mi attraeva e qualcosa mi allontanava, fino a che la forza del distacco non si ampliò fino prendere largo ed abbandonare ogni principio di desiderio.

Successe ancora una volta: un transitorio che passa sul corpo finendo per placarsi prima ancora d’essere accolto; a cosa era dovuto?

Mi ero interrogato per ore, per giorni, per qualche mese ed aspettai anche del tempo per una maggiore lucidità al fine di non concedere pregiudizio alcuno.

La risposta era semplice: non sentivo contraccambiare il mio interesse, ma il senso di trascuratezza e di noncuranza che mi restituiva, rubava ogni mia piccola attenzione nel desiderarla, nel cercarla, nel compiacerla… Lei era volubile e persa tra gli sguardi degli altri, cambiava direzione ed un giorno era con me, un giorno era lontana da me.

La risposta era semplice: ogni piccolo segnale che le inviavo non veniva stretto come messaggio, anche di quelli più evidenti e più chiari, sfumavano senza lasciare traccia…

Non pensavo di essere pretenzioso, e tutto sommato non ho mai creduto di esserlo, ma severo sì, severo lo ero e severo lo sono.

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Emozionarsi ancora

Non sono unicamente i sensi materiali a permetterci di capire che siamo in vita;
è l’emozione la vera percezione ‘complice dell’esistenza’, quella meraviglia che nasce da una sciocchezza e ti sdebita con tutto… è quell’impressione del momento, è la consapevolezza di un presente esclusivo, di un attimo, il sentore di ciò che può divenire eternità.

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Appartenenza

Ci si appartiene quando si rispetta gli spazi altrui, si comprendono i confini, quelli violabili e quelli intoccabili.

Ci si comprende quando si desidera e si invita invece di imporre o pretendere.

Ci si appartiene quando non si fraintende, ma si intende,

…quando si ha la percezione e la consapevolezza di quello che è davvero ‘nostro’ e di quello che è solamente ‘tuo’.

Ci si appartiene quando un nome non lo si scrive o lo si pronuncia con leggerezza,

…quando mi dici – è bello quando mi chiami per nome.

Ci si appartiene quando si pensa di più ai tuoi di bisogni che hai miei,

…quando si pregiudica un po’ di se stessi per avvicinarsi di più.

Ci si appartiene quando ci si comprende, e nella parola ‘comprensione’ c’è davvero tutto.

Quando la parola del sentimento si unisce a quella del desiderio, quando lo stato d’animo si unisce al senso di eccitazione, allora si ci si appartiene, quando nulla è più scontato, nulla è più banale… nulla è povero, nulla è più vano.

Ci si appartiene quando diventa straordinario usare le parole per dirti: sei mia…

..non perché quelle parole costituiscano significato dell’essere, ma perché possano riaffermare quello che sentiamo anche nel silenzio.

Perché ci sono parole solo dette, parole scritte, parole suggerite, parole rigurgitate e riproposte ma sempre prive di ogni significato e ci sono assoluti silenzi che parlano di più, anche per tutte quelle parole non dette e non scritte… parlano per le tante azioni dimostrate…

Questo è il vero senso di appartenenza.

In viaggio

Questo uomo sul treno posa lo sguardo oltre il finestrino.
E’ qui davanti a me e finisco per studiarlo.

Ha un’aria nostalgica, forse malinconica.
Fuori piove, a dirotto.

Lo sguardo é perso nel grigio; me ne accorgo dal fatto che alberi, case, macchine sfrecciano davanti ai suoi occhi senza provocare distrazione. alcuna

I suoi occhi sono quelli della mente.
Varcano ogni possibile orizzonte, ogni cosa materiale.

É lo sguardo dell’anima quello li.

Quello scuardo che cerca nell’infinito l’inconsistenza di una realtá.

Quest’uomo varca chilometri di etere per riuscire a raggiungere un pensiero profondo.

Forse un pensiero caro, forse indispensabile alla sua vita, forse tanto inseguito e forse tanto illusorio.

Che cosa sta cercando quest’uomo?

Parole cancellate

…non c’è solo il desiderio, c’è di più… è quel di più qualche volta può destabilizzare un’esistenza…

leggendo i miei racconti, qualcuno si domanda chi sia mai colei alla quale le parole sono dedicate…

anche tu una volta dicesti che leggevi parole che ogni donna avrebbe desiderato sentirsi dire…

…eppure mi sembrano qualche volta così infinitamente inutili le mie parole… così tanto inutili….